Emera.
Questo nome rappresenta l’intera trilogia ed appartiene ad uno dei personaggi più importanti della storia. Vi stupirete, però, nell’apprendere che Emera non è in verità la protagonista principale della narrazione. In realtà il mio si potrebbe definire un romanzo corale in cui diversi personaggi condividono il palcoscenico emozionale e reattivo degli eventi.
Di certo, però, Emera è il personaggio chiave, la causa scatenante, il motivo stesso per il quale l’intera vicenda ha inizio.
Siete pronti?
Ecco a voi, Emera.
Snella e agile, ha lunghi capelli corvini e gli occhi di un azzurro limpido e intenso. I suoi lineamenti sono dolci, ma il suo sguardo è fiero, forte e tagliente.
Emera non è una donna normale, non è un essere umano.
Lei è una dea antichissima, per l’esattezza è la Dea del Giorno. Immortale e davvero molto potente, utilizza la falce di Atropo per catalizzare la sua energia. Il suo potere è legato alla purezza, alla limpidità della luce del giorno e al suo calore. La falce di Atropo può decidere il destino di qualsiasi essere vivente, terreste o celeste che sia, ma Emera non la usa mai per metter fine ad una vita.
Il suo intervento, invece, purifica le anime e regala loro una “seconda possibilità” di esistenza.
La sua evoluzione e trasformazione ha inizio molti secoli prima delle vicende narrate, quando ella, evocata ad aiutare gli Angeli, prese dimora tra gli esseri umani.
Da allora il suo cuore divenne sempre più vero, imparò a convivere con le emozioni, siano esse d’amore, gioia o terrore.
Si sacrificò, per amore.
Combatté, per amore.
Credette davvero, nell’amore.
Mantenne una promessa, per amore.
La scopriremo via via più sincera, più genuina, più ingenua. Ritroveremo in lei quelle piccole sfumature di imperfezione che le consentirà di avvicinarsi a noi.
Dal canto suo, Emera stessa dovrà imparare a liberarsi dal peso della sua identità, per poter vivere davvero, per poter essere davvero la dea di cui il mondo ha bisogno.