JOHANN WOLFGANG VON GOETHE – Germania
Le affinità elettive
Quando l’ho messo in valigia temevo di aver fatto una scelta azzardata, invece la rilettura di questo “nobile” romanzo mi ha regalato inaspettate sorprese. Soprattutto l’aver appena terminato Murakami mi ha permesso un interessante confronto.
Nati entrambi nel ’49 ma con due secoli di distanza (1749 Goethe – 1949 Murakami), questi “maestri” hanno a mio parere molto in comune. Una volta superate le difficoltà linguistiche, credo sarebbero potuti essere grandi amici.
Affinità elettive, appunto.
Parlare di romanzi come questo, parte delle fondamenta della nostra letteratura, senza ripetere quanto già detto e scritto, non è facile.
Goethe e tra i grandissimi romanzieri che hanno influenzato la mia infanzia letteraria, facendomi innamorare di quella magia capace di ricreare mondi ed emozioni. Credo sia stato proprio così, assaporando il loro linguaggio forbito, elegante e a tratti poetico ho iniziato ad amare le parole.
Ma quando rileggi un libro dopo decenni, ciò che vi trovi è del tutto nuovo perché tu sei cambiato.
Tra i dialoghi di Carlotta ed Edoardo ho riconosciuto le stesse emozioni ed “intenzioni” evocative di Murakami e, probabilmente, di moltissimi altri scrittori.
Non parlo di plagio, sia chiaro, ma di un prezioso filo rosso che ci permette di condividere, attraverso i secoli, lo stesso “bisogno di raccontar la vita attraverso le emozioni, contrastanti-incoerenti-pericolose e irrinunciabili di chi sceglie di seguire il proprio cuore. Anche solo per un istante, indimenticabile.”
Dovremmo anche noi avere il coraggio o la fortuna di poter amare davvero, vivere davvero, lasciando poi che quell’emozione preziosa naufraghi nell’infinito, in attesa di un cuore che nuovamente la accolga.